Principessa di Harissa

 

mele20

 

La tua bellezza ieri sera mi ha lasciato senza fiato.
Appena arrivata ti ho vista in piedi, le spalle alla grande finestra aperta sul Porticciolo, circondata da un gruppo di amici. Diffondevi una luce che sulle prime mi ha abbagliato, eclissando quella della stanza, pur ricca di lampade e lampadari.
Portavi un abito cortissimo, verde, che metteva in mostra le gambe lunghe e abbronzate dal sole della Riviera.
-Il verde brillante di una coppa di gelato alla menta guarnito con l’oro di biscotti appena sfornati-
Nella notte afosa mi apparisti come un quadro dai colori così freschi,vivi, estivi, ghiotti, da farmi ricordare, mentre ti ammiravo, un’antica canzone andalusa che lì per lì ho trasformato per te:

[…] “Io sono tutta la poesia della frutta
e della verdura
principessa di Harissa, regina del coriandolo
e dea del cardamomo
ho la freschezza e il colore della lattuga
il piccante del pepe.
La mia pelle ha la dolcezza e l’aroma dell’uva fragola
la mia saliva è un miele
di cui son gelose le api
il mio ventre è una spiaggia di sabbia
fine
e il mio sesso un lukum succulento
che piange lacrime di zucchero”[…]

Ti sei voltata verso Giovanni e ho notato la profonda scollatura posteriore dell’abito, che metteva in risalto la magnifica schiena.
Sorridevi alle parole che ti sussurrava con aria complice mentre un uomo che non conosco cercava di attirare la tua attenzione.
Notai come i capelli fulvi raccolti sulla nuca mettessero in risalto la purezza minerale del viso.
Mettevi quasi a disagio, con il muro della tua perfezione che ti isolava dal resto di noi comuni mortali…
Forse avevo frainteso, non eri interessata a me, non in quel modo almeno, e ora temevo di sembrarti sciocca con la mia infatuazione, perché percepivo in te un’abitudine alla lussuria, un’intelligenza del desiderio che mi imbarazzavano.
Improvvisamente ti sei chinata per riallacciare il cinturino di uno dei sandali: l’elasticità del tuo equilibrio mi ha trasmesso la vertiginosa certezza che tra quella gente vacanziera c’eri solo tu di interessante.
Ti venivo incontro con una lentezza da sonnambula, come chi è ipnotizzato da un oggetto prezioso di cui non potrà mai apprezzare per intero il valore.

Mi hai vista, sei scesa dallo sgabello e abbracciandomi con un sorriso di giovane civetta che incoraggia un pretendente timido mi hai detto, baciandomi sulla guancia:
-Ben arrivata , ti stavo aspettando…abbiamo un appuntamento…
Andiamo nello studio, vieni-
Ti sei fatta strada tra gli invitati con deliziosa insolenza, sicura di te e io ho ammirato quel tuo mostrarti semi-nuda soltanto per rifiutare i desideri troppo spinti.
Crudele, perché inguainata in quell’abito corto eri più indecente che se non avessi avuto niente addosso.
Mi affascinava il colore del tuo vestito: non era un verde congestionato, da volgare gelateria o pasticceria, ma un colore squisito, elegante quanto un drappeggio: un verde da scatola di cioccolatini costosissimi e sontuosamente farciti.
Salimmo le scale e ci ritrovammo in un lungo corridoio dove le tende, bianche, sottili, parevano gonne di ballerine di flamenco gonfiate dal libeccio.
A un certo punto sei scivolata, davvero o per finta, non lo saprò mai, e ti sei aggrappata a me.
Così mi son trovata sotto le labbra la pelle profumata e serica della tua spalla nuda.
Ti ho abbracciata, baciando quel tessuto elastico, lappando il tuo odore, piano piano su fino al lobo dell’orecchio…
Il tuo seno piccolo e sodo si adattava perfettamente alla mia mano, mentre un ciuffo ribelle dei capelli mi sfiorava la guancia.
Intanto strofinavi con dolcezza il ventre contro il mio sorridendo con una sensualità torbida.
Era tutto grazia, delizia, sorpresa quello che scoprivo di te.
Persino il sudore che ti imperlava la nuca era profumato.
Con la fluidità dell’acqua ti lasciasti andare tra le mie braccia.
E mentre con una mano ti sfioravo una scapola e con l’altra ti premevo la vita sottile e flessibile tu mi spingevi verso una porta, quella della tua camera.
Dal piano di sotto arrivavano schiamazzi, risate, musica.
Ma io udivo solamente il canto del nostro affrettato respiro…

Daniel, Liza, Portofino

 

trio

 

Caldo, piena estate, notte avanzata: seduti in piazzetta con gli amici ci godiamo quel poco di frescura che viene dal mare.
Stanchi e illanguiditi da una giornata di sole, barca e sesso, non sempre inquesto ordine ,ascoltiamo distrattamente la loro conversazione, le sedie vicinissime: con un braccio sulle mie spalle l’altro ad agganciarlo pesandomi sui seni mi baci il collo mentre mormori le oscenità che mi eccitano tanto insieme alla descrizione particolareggiata di quello che mi farai quando saremo di nuovo lassù nel nostro minuscolo appartamento sui tetti di Portofino.
Le endorfine galoppano: dimentico di essere tra la gente, mentre tra le gambe si accende il fuoco, la bocca si fa secca: mi abbandono con la testa all’indietro sul tuo braccio, le voci si annullano, ora siamo soli io e te, non so pensare altro che alle tue mani e al tuo sesso che….
All’improvviso una voce, che conosco molto bene, bassa e roca, musicale nonostante l’aspro accento nordico, mi riporta alla realtà:
-Salve a tutti, improvvisata… contenti? Viki, sei uno schianto e sempre innamoratissima vedo-
Ti bacio sulla bocca prima di alzare gli occhi su Liza per salutarla.

E’ splendida, con quei capelli chiari come l’oro, l’abbronzatura intensa e la bocca dalle labbra curiosamente ondulate, maliziose, carnose che adoro.
Ma non doveva essere qui, non doveva, i patti tra noi non erano questi.
-Ciao Liza, ti sei persa Sacha?-
-Dorme, stanco del viaggio ma io ho voluto venirvi subito a salutare- e gli occhi verdi mi fissano, ipnotici, come quelli dei gatti.
Menzogna, tu sei venuta per me e io… sì sono così felice di vederti che se potessi ti bacerei la bocca qui, di fronte a tutti, ti infilerei le mani sotto quel vestito smilzo per trovare il velo dello slip e sentirti trasalire tra le mie dita affamate.
In questo momento io vi amo tutti e due e vi desidero con la stessa intensità.
Così mentre mi risistemo contro la tua spalla e ti passo come per caso una mano sul grembo facendoti sobbalzare la fisso negli occhi: è gelosa, lo so, riconosco quello sguardo cupo e acceso. Ora accavalla le lunghe gambe nervosamente e io guardandole, immaginando sul mio corpo eccitato confuse insieme le vostre carezze Daniel e Liza. Anche le parole che tu continui a mormorarmi si confondono sul mio collo, desidero te e la tua esperta sensualità ma con la stessa intensità desidero anche le mani e le labbra di Liza e lei lo sa.

Qui, ora, vi desidero tutti e due, amori miei, con tutta me stessa ma uno deidue dovrà abbandonarmi,perché io non posso scegliere…